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Ma come ragioni?


Ma come ragioni?

Il tacchino si vanta con i suoi amici polli di essere trattato meglio di loro.
Ogni giorno un signore amorevole gli serve da mangiare, molto di più di quanto gli necessiti. La conclusione a cui giunge il tacchino è che se ogni giorno viene trattato bene, allora la sua vita sarà sempre felice.

Allo stesso modo, la rana che nuota spensierata nella pentola dell’acqua sul fuoco si gongola del tepore dell’acqua, ritenendo di trovarsi nel miglior posto che gli potesse capitare.

Entrambi partono da un dettaglio e traggono una conclusione sul tutto.
Il tacchino non immagina cosa gli succederà il giorno del Ringraziamento e la rana non sospetta che l’acqua bollirà.

Questo tipo di ragionamento si chiama ‘induttivo’, ossia parte da un dettaglio e arriva ad una conclusione di tipo generale.
Allo stesso modo succede quando vogliamo sostenere una tesi dicendo che conosciamo una persona alla quale è capitato quel fatto. Quindi se è capitata ad alcuni potrebbe capitare a tutti.

Anche i servizi dei TG, intervistando alcuni passanti su quanto spenderanno durante i saldi faranno pensare ai telespettatori che la maggior parte degli italiani spenderà quella cifra (quindi si deprimeranno se la cifra è più alta del loro budget o si compiaceranno se la cifra è alla loro portata).

Ma sono stati intervistati 5 italiani di 60 milioni!
Al pari, i giocatori d’azzardo fondano la loro speranza di vincita sul fatto che ogni tanto qualcuno vince, quindi prima o poi potrebbe capitare anche a loro, perché no?

A rinforzo di tale convinzione si cita il detto “se non giochi non vinci”.
Ed ecco che con questo schema di ragionamento ‘induttivo’ e illusorio le persone dilapidano fortune nella speranza di essere baciati dalla dea bendata (per intenderci, fare 6 al superenalotto ha una probabilità di 1 su 630 milioni, la stessa che si avrebbe digitando un numero di 10 cifre a caso sulla tastiera del telefono e beccare Angelina Jolie!).

Il ragionamento invece dovrebbe essere: quali sono le probabilità di vincere?
Se qualcuno vince, quanti perdono? Se azzeccare il 6 al superenalotto è di 1/630 milioni, allora la probabilità di non vincere è di 629.999.999 volte.

Questo tipo di ragionamento si chiama ’deduttivo’, ossia parte da una ‘legge generale’, la probabilità di vincere, per giungere ad un risultato logicamente dedotto.

Il ragionamento deduttivo è corretto mentre quello induttivo porta a conclusioni errate.
Se l’essere umano fosse razionale, penserebbe in modo ’deduttivo’ anziché ‘induttivo’, ma raramente le scelte sono basate su un ragionamento logico. Più spesso, si fondano su suggestioni ed emozioni.

Le prima si basano sul fatto che comunque qualcuno vincerà, “e se fossi io il fortunato”? Perché negarsi questa possibilità?
Questa logica è fasulla e disarmante, non ammette il contraddittorio. Gira su un pensiero magico “E se succedesse?”

Le scelte emotive, invece, sono dettate da ciò che si prova immaginando una situazione, sia che si tratti di un’emozione positiva, come acquistare un oggetto pregiato, sia che si tratti di evitare qualcosa per paura, come non uscire di casa per timore di un incidente.

Il meccanismo mentale “e se...” è un tarlo che condiziona l’esistenza, nel bene e soprattutto nel male.

Se ragionassimo deduttivamente, invece, valuteremmo le circostanze per quelle che sono.
Se si desidera manipolare la mente di qualcuno è sufficiente presentargli un ragionamento induttivo, ci cascherà in pieno!


27/02/2022 20:50:48

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