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Quei vuoti di memoria che riempiono la vita


Quei vuoti di memoria che riempiono la vita

Capita di avere quei piccoli e imprevedibili vuoti di memoria?
Come si chiama quella persona, quell’attore o la città visitata l’anno scorso?
O dimenticare dove ho messo le chiavi o se ho chiuso la porta a chiave?

Nel primo caso, abbiamo a che fare con dimenticanze dovute ad un momentaneo ‘isolamento’ delle informazioni che vorremmo recuperare, dimostrazione è il fatto che poi ci verranno in mente.

Nel secondo caso, si tratta di disattenzioni che capitano quando non badiamo a dove lasciamo gli oggetti perché siamo distratti da altro.

Ne consegue che sarà più difficile riuscire a recuperarli.

Siamo tutti d’accordo che si tratta di episodi fastidiosi che, spesso, ci spaventano anche. Invece, in pochi crediamo che questi episodi siano necessari per la salute del cervello.

Se dovessimo ricordare tutto ciò che ci capita il cervello andrebbe in ‘pappa’!

Considerato che elabora circa 10 milioni di informazioni al secondo, è ovvio che non può prestare attenzione e memorizzare tutti i dettagli, deve selezionare. A volte però seleziona quello che invece vorremmo ricordare.

E questa è la parte fastidiosa.

Allora distinguiamo i casi in cui avremmo potuto fare qualcosa per evitarlo oppure no.

Caso 1: non ricordiamo dove abbiamo messo le chiavi perché nel momento in cui le abbiamo poggiate eravamo distratti.

Rimedio: prima di compiere un gesto automatico fermarsi e prestare attenzione a ciò che si sta facendo, anche commentando a voce “chiavi vi sto lasciando sul mobiletto”. Bizzarro, ma funziona!

Caso 2: mentre sono impegnato in un compito, una persona mi chiede a bruciapelo il nome di un attore o dove ho conservato il maglione rosso.

Può capitare di non avere la risposta pronta, anzi capita spesso che non ci viene proprio in mente la risposta, pur sapendo di saperla.

Ciò succede per un semplice motivo fisiologico: il cervello che sta svolgendo un compito ha attivato alcune aree cerebrali che servono per eseguire quella specifica attività.

Nel momento in cui viene richiesta un’informazione relativa ad un altro compito, le cose si complicano. Per poter rispondere, il cervello deve interrompere ciò che sta facendo, spegnere letteralmente le aree precedentemente
attivate e mettere in funzione un'altra parte del cervello, dove cercherà la soluzione richiesta.

Rimedio: in questi casi, il rimedio non riguarda tanto una strategia da adottare, come nel caso dell’attenzione, ma una corretta reazione alla richiesta che è arrivata all’improvviso.

La risposta probabilmente sarebbe “non mi ricordo, non mi viene in mente”, facendoci sentire inadeguati, quando sarebbe meglio rispondere: “capisco che per te è importante sapere adesso dove si trova il maglione rosso, ma sto riordinando la stanza dei bambini e la mia mente è impegnata a fare altro. Appena termino ti risponderò prontamente”.

Risposta difficile da dare?
Certo che si!

Ma dobbiamo evitare di dare riscontro a richieste magiche e inopportune, altrimenti rischiamo di sentirci incapaci, quando invece si tratta soltanto di normale fisiologia.

Prendersi il giusto tempo per fare delle operazioni mentali è necessario per sostenere l’autostima e per educare gli altri (e noi) a non esigere la nostra disponibilità in ogni momento.


24/07/2022 21:25:46

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