Questo sito può far uso di widget di terze parti che utilizzano i cookies.
Per maggiori informazioni leggi la nostra cookie policy
Solitari e solitudine


Solitari e solitudine

Già Laura Pausini cantava “La solitudine tra noi e quel silenzio dentro me” ci dava l’idea che la solitudine non sia un dato di fatto, non riguarda l’essere da soli senza altre persone, ma avere la percezione di essere soli anche tra la gente.

Diverso è essere oggettivamente da soli.

Questa condizione, essere soli, può essere una scelta o una situazione momentanea che non necessariamente porta al sentimento di solitudine. A volte, stare da soli è una condizione ricercata, una necessità che ricerchiamo e utilizziamo per rigenerarci. La solitudine, invece, è determinata da uno stato d’animo, il sentirsi soli.

E’ chiaro che le due condizioni sono intersecate, spesso l’essere soli comporta la solitudine, ma sappiamo che ci sono molte persone che, seppure sole, non sentono la solitudine. E viceversa.

Quindi, arriviamo al primo punto: la solitudine è uno stato d’animo, un ‘sentire’ caratterizzato da una sensazione di ‘vuoto interiore’. Questo vuoto interiore può essere temporaneo e transitorio oppure può scadere a livelli più profondi, innescando uno stato d’animo di tipo ‘depressivo’. Una ricerca pubblicata su The Lancet Psychiatry ha monitorato 4.200 ‘over 50’ per 15 anni e ha evidenziato che 1 persona depressa su 5 vive in condizioni di solitudine. La ricercatrice, Gemma Lewis, ha concluso che lo stato di solitudine è causa del 20% dei casi di depressione negli over 50. Attenzione: in questi casi è fondamentale rivolgersi ad un professionista per venirne fuori.

Arriviamo al secondo punto, una domanda: se essere da soli e sentire la solitudine sono correlate, allora essere in compagnia riduce la sensazione di vuoto interiore? Probabilmente si. Ricordiamoci che siamo una specie sociale, abbiamo
necessariamente bisogno degli altri, così come abbiamo bisogno di mangiare, bere e parlare. Le ricerche attestano che più è ampio il ‘capitale sociale’ più le persone sono positive e godono di buona salute.

Prima di dare una risposta, arriviamo al terzo punto: perchè allora le persone non cercano compagnia? Ossia, non agiscono, non si attivano per uscire dalla solitudine? Su questa risposta si gioca la partita, ma vediamo quali sono le reazioni più comuni. Ci sono persone rassegnate: non cercano più compagnia e restano sole e in solitudine. Ci sono persone disperate: nonostante cerchino la compagnia di altre persone, non riescono a trovarle.

Nel 1° caso, si deve trovare il modo di prendere contatti con altre persone. Nel 2° caso, ci si deve chiedere cosa non funziona nella ricerca. In entrambi i casi, cosa fare? La parola d’ordine è:agire!

Agire in due direzioni:

  1. Agire “dentro”, verso di noi: attivare un dialogo interno con noi stessi, parlandoci e raccontandoci, ritrovare la ricchezza che ci caratterizza come individui, come pensiamo, cosa scegliamo, cosa ci piace e cosa non ci piace. Forse è il dialogo più intimo e sincero che potremmo mai fare con qualcuno.
  2. Agire “fuori”, verso gli altri: pianificare una lista di contatti con altre persone. Ad esempio: il 1° giorno programmiamo di chiamare una persona; il 2° giorno ne chiameremo due e negli altri 3 giorni tre al dì. Il 7° giorno riposeremo. In tutto saranno 12 chiamate, poco importa che siano amici, familiari, parenti o un numero di utilità sociale. Pianifichiamo di chiamarli in orari prefissati, magari ogni 3 ore. Non quando ‘ce la sentiamo’, ma ad un orario e quello deve essere! 

Di cosa parleremo?
Prepariamo prima un argomento positivo che butteremo lì durante la telefonata e che ci farà chiacchierare per 10 - 15 minuti. Senza esagerare.
Meglio brevi telefonate che telefonate chilometriche.
Meglio contenuti positivi che negativi.

E ogni settimana rifacciamo lo stesso giro di telefonate. Insomma, poco importa con chi, l’importante è iniziare!


02/10/2022 08:42:51

PATROCINI & SPONSOR