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Come vivere nell’epoca dell’esponenzialità


Come vivere nell’epoca dell’esponenzialità

Appena 100 anni fa una persona media di 50 anni aveva in memoria tante informazioni quante sono quelle contenute in un quotidiano di oggi.

Conosceva i fatti di cronaca del paese, i gossip e le questioni politiche. Era informato su qualche fatto successo nei comuni limitrofi e su poche testimonianze dei parenti emigrati all’estero. Molti non erano neanche mai usciti dal paese in cui erano nati. Di tutto il resto, si conosceva ben poco. Ma la non-conoscenza non era legata soltanto al problema dell’ignoranza. Anche coloro che erano scolarizzati facevano fatica ad accedere alle informazioni. E così è stato per millenni.

Oggigiorno, invece, nel giro di poche decine di anni, l’accesso a Internet ci ha consentito di vivere immersi in un universo di informazioni che non riusciamo minimamente a quantificare e neanche a farci una vaga idea di quanto ci sia a disposizione.

Se l’Internet che conosciamo ci appare estremamente vasto, si pensi che ne esiste un altro “dark” e sconosciuto, nel quale criminali e terroristi concludono i loro loschi traffici. E non solo.

La tecnologia si sviluppa e invecchia in tempi rapidissimi.

Non facciamo in tempo ad apprendere le procedure di un programma che subito ne viene commercializzato un altro che ha logiche completamente diverse.

Il ‘modernariato’ tecnologico, infatti, include oggetti che hanno appena 5 anni di vita, mentre in passato ci volevano almeno 20-30 anni per far diventare un oggetto degno di appartenere a questa categoria.

A differenza del passato, queste accelerazioni tecnologiche avvengono non più in modo lineare, passo dopo passo, ma in modo esponenziale.

Ogni invenzione è punto di partenza per metterne a punto altre 10 e quindi altre 10 ancora e così via. In tutto ciò, il nostro cervello, evolutivamente simile a quello che avevano i nostri antenati 10.000 anni fa quando vivevano ancora nelle caverne, non è formato per affrontare tutto ciò.

Il cervello è "plastico", ossia in grado di modificare le sue strutture per adattarsi a nuove condizioni di vita: come nel caso di traumi o danni neurologici, le aree circostanti si modificano per dare supporto ai tessuti compromessi.

Analogamente, ogni volta che apprendiamo una nuova informazione, le strutture cerebrali si intensificano per integrarla, creando reti neurali e sinapsi.

Ad esempio, mentre stiamo leggendo questo articolo, i neuroni che sono coinvolti nella lettura, comprensione e memorizzazione si attivano. Laddove c’erano, ad esempio, 1000 sinapsi che collegavano 10 neuroni, dopo l’apprendimento ci saranno 2000 sinapsi che metteranno in contatto 20 neuroni.

Ciò che il cervello riuscirà a costruire sarà ciò che riusciremo a ricordare.

Ma per costruire una nuova rete neurale ci vogliono tempo (circa un mese per un nuovo comportamento) e risorse (grassi, aminoacidi, sangue, ossigeno ecc.).

L’apprendimento è un’attività lenta e graduale (ecco perché scrivevo che il nostro cervello funzionerebbe alla perfezione se fossimo indietro di 10.000 anni).

In metafora, il nostro cervello sarebbe un cavallo di razza in un’epoca in cui le auto sfrecciano a 300 km/h.

Così, il cervello non può reggere la velocità alla quale viaggiano le informazioni. Ciò che riesce a fare è comprendere la complessità, ma non gestirla.

L’evoluzione umana non è al passo con l’evoluzione tecnologica!

Per questo, si sta facendo strada l’Intelligenza Artificiale (nel 2075 supererà l’intelligenza umana) e nuovi dispositivi da impiantare nel cervello per memorizzare e gestire nuove informazioni.

Insomma, stiamo diventando obsoleti rispetto al mare magnum di informazioni che ci sovrastano.

Se non vogliamo annegarci, meglio uscire dalla furia delle acque e trovare un approdo sicuro, affrontando il mondo nel rispetto dei limiti dettati dalla nostra umanità.

Prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari - neuropsicologo, presidente di Assomensana, docente all'Università di Milano

 


24/04/2023 17:31:20

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